Le origini dei Sweet vanno fatte risalire alla metà degli anni 60, quando in Inghilterra erano attivi i Wainwright’s Gentlemen, un gruppo soul dove troviamo il futuro batterista degli Sweet, Mick Tucker. Fu proprio nei Wainwright’s Gentlemen che avvenne il primo contatto tra Tucker e Bryan Connolly, che dei Sweet diventerà il frontman, visto che quest’ultimo sostituì dietro il microfono un certo Ian Gillan, che poi diventerà noto con i Deep Purple. I due rimasero nei Wainwright’s Gentlemen fino al 1968, quando decisero di avviare un nuovo progetto musicale, chiamando il bassista Steve Priest. L’organico fu completato dal chitarrista Frank Torpey.Nel frattempo, come se non bastasse un altro gruppo fece uscire un singolo a nome Sweetshop, così Tucker, Connolly e Priest decisero la nuova denominazione della band, i Sweet.
Una serie di singoli successivi (“Co-Co” su tutti) di grande successo, non furono tuttavia da traino per il primo album ufficiale della band Funny how Sweet Coco can be, pubblicato alla fine del 1971.
Nel frattempo i rapporti tra il gruppo e Chinn e Chapman divennero sempre più tesi, e gli stessi fans non sapevano se effettivamente il gruppo intendesse essere a livello prioritario quello delle canzonette inserite nei lati A dei singoli (composte da Chinn e Chapman), o una vera e propria band heavy rock, come dimostravano tutti i sides B dei relativi singoli (e i brani erano composti dal gruppo). Inoltre dal vivo, i singoli di successo venivano raramente suonati. Tale situazione però durerà ancora per qualche anno. Chinn e Chapman compresero che bisognava indurire il sound del gruppo, fatto sta che i singoli successivi, tutti enormi successi, proponevano un sound decisamente più elettrico oltre ad un atteggiamento da parte del gruppo molto più “shockante” rispetto agli esordi. Abbigliati in maniera esageratamente colorata con presenti parecchie ambiguità di carattere sessuale tipicamente glam rock, i Sweet pubblicarono uno dietro l’altro singoli come “Blockbuster”, “Hellraiser”, “Wig wam bam”, “Ballroom blitz”, che sbancarono le classifiche Inglesi. Il 1974 segnò l’inizio ufficiale della crisi tra i Sweet e il duo Chinn/Chapman,Il 1975 fu un’anno di transizione per il gruppo che pubblicò la doppia antologia Strung up contenente in un disco tutti i singoli di maggiore successo del gruppo, nel secondo un’incisione dal vivo molto più ruvida a livello musicale realizzata durante un concerto tenutosi in Inghilterra nel 1973. Per la cronaca, la parte live fu pubblicata come album singolo solo in Italia, intitolandosi semplicemente Live in England.
Ormai la frizione tra i Sweet e la coppia Chinn/Chapman era diventata insostenibile, così il gruppo decise finalmente di fare tutto in casa propria, dalla composizione alla produzione. Nasce così nel 1976 lo splendido Give us a wink, anticipato dall’altrettanto scoppiettante singolo “Action”, un violento attacco a Chinn e Chapman, accusati senza mezzi termini di avere usato la fama del gruppo per fare soldi a palate. Il disco è splendido, durissimo per i tempi, e contiene un’altro classico del gruppo “The lies in your eyes”. Purtroppo in termini puramente commerciali il risultato non è dei migliori, tanto che il gruppo si trova a riflettere sul proprio futuro.A livello musicale i Sweet abbandonano l’hard rock, per dedicarsi ad un suono molto pomposo, che ricorda in parte alcune composizioni della Electric Light Orchestra (gruppo in bilico tra pop e progressive molto famoso negli anni 70), con la presenza, in parecchi brani di una intera orchestra che appesantisce il suono. Non mancano tuttavia brani di un certo spessore, come ad esempio la rockeggiante “Fountain”, cantata da Andy Scott, che presenta la particolarità nella parte finale, di un lungo assolo di clavicembalo. Bryan Connolly, insoddisfatto della direzione stilistica attuata dal gruppo, e in secondo luogo affetto da gravi problemi legati all’abuso di sostanze alcoliche, decide di abbandonare il gruppo, che prosegue la sua attività come trio pubblicando tra la fine del 1978 e l’inizio del 1979.
I tre Sweet rimasti vanno avanti e compiono un imperdonabile passo falso con Waters edge, una insipida raccolta di brani pop, che nulla hanno a che vedere con il passato del gruppo ma anche con le recenti proposte. Un disco stanco, che però è un capolavoro paragonato al davvero inascoltabile Identity Crisis, che già dal titolo dice tutto. La formazione originale dei Sweet si scioglie nel 1981.Negli anni a seguire il gruppo cercherà di riunirsi, arruolando svariati musicisti, e nel 1989 la formazione originale si ritrova unita per riregistrare alcune hit del periodo d’oro, ma la prestazione vocale di Bryan Connolly non soddisfa gli altri tre, tanto che il progetto viene nuovamente accantonato. Nel frattempo, Andy Scott rimette su una formazione dei Sweet, con il solo Mick Tucker tra i membri originali e pubblica un bell’album dal vivo Live at the Marquee, con un repertorio che necessariamente, tranne “Love is like Oxygen”, prende a piene mani dal primo periodo della band.Ormai dimenticato dai metal fans degli anni 90, Bryan Connolly muore il 9 febbraio del 1997 a causa di ripetuti infarti, conseguenza del suo pessimo stato fisico, minato in maniera esagerata dall’alcool; qualche anno più tardi, il 14 febbraio 2002 ad andarsene è il batterista Mick Tucker, stroncato dalla leucemia. Dei due Sweet supertiti il più attivo resta sicuramente Andy Scott, che rimette assieme una formazione dei Sweet, gli “Andy Scott’s Sweet”. Il gruppo si trova attualmente in tour e sono previste date fino all’estate 2008.
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